domenica 17 maggio 2009

il Cyrano

domenica 17 maggio 2009
Vorrei un luogo dove poter scrivere, dove solo io posso leggermi, sì è così, mi creda, ma è una bugia. L’ho appena deciso, anzi no, però oggi è un giorno speciale, infatti per strada osservando i miei passi ho creduto che fossero sicuri, finalmente, ma lo so, non me lo dica, è una bugia anche questa.
Cerco un luogo dove poter essere io, non ho bisogno di vendermi, vorrei un luogo per me. Un gatto dorato, mi osservava, sul marciapiede, rallento per non spaventarlo e lo raggiungo, scapperà, penso, è un gatto di strada, ma lui era più sicuro di me e rimase lì a guardami passare, più di così non so mentire, si fidi.
Vorrei un luogo come una scatola di cartone, immensa e invisibile, da riempire di gatti e di foglie, forse qualche pietra e giusto un paio di parole, ovviamente anche questo è mentire, ma mi lasci fare. Oggi un donna, non troppo giovane e non troppo vera, camminava lentamente, appoggiata al suo bastone, aveva una casacca leggera e colorata, capelli lunghi e un seno piccolissimo, una gonna scarlatta e un viso triste, potrei averla amata, pensai, che imbroglio, non crede? In questo scatolone segreto, solo mio, metto anche la donna e il suo bastone, le piace come viene? Metto su qualche altra fantasia, abbia pazienza, qualche altro rigo.
Svoltato l’angolo ho trovato un osso, sì un osso, un osso di cane, rosicchiato, che bello, pensai, un cagnone peloso si sarà divertito un mondo, e va bene, questo l’ho inventato, ma fa parte del gioco, non è d’accordo? L’osso lo metto nel mucchio, perché voglio un luogo dove metter tutto.
Dopo un po’ ho incontrato un amico, cioè un tale, con cui abbiamo scherzato e discusso, discusso di questioni della vita, come si fa tra amici intimi, sì con quel tale è nata un’amicizia, profonda direi, chissà come si chiamava, le ho detto che era un mio amico, quel tale, sì ovviamente non è così, non lo conoscevo. Nella mia scatola non metto l’amicizia, non serve, in questo luogo voglio star solo e poi, a parte quel tale, non ho molti amici.
Infine tornando, ho pestato una merda, sì davvero, una merda di cane, sarà stato il cagnone dell’osso, ma poverino, non è colpa sua e neppure del padrone che la paletta l’aveva, ah per inciso, il padrone è quel tale, il mio amico, però all’atto di raccoglierla, la merda, il tale è stato trascinato via dal cagnone, che aveva visto il gatto dorato, ma il gatto spocchioso la sapeva lunga e stavolta si è spostato, con un balzo è saltato addosso alla sua padrona, che posato il bastone si riposava sulla panchina lì vicino, e sì chissà quando l’ho amata, quella donna. Le dicevo che la colpa è mia che ho smesso di guardare i miei passi, mi sentivo sicuro ed invece era una menzogna.
Insomma il mio luogo sarà una scatola, dove metto qualche pietra, una foglia, la donna, l’osso e il gatto e metto pure lei, ci vuol venire? Lei mi serve, perché mentire a se stessi non si può, ma a lei posso dire ciò che mi pare, non crede?

4 commenti:

  1. mi fai arrossire... e a me non piace, per questo qui volevo star solo... ma questa, tra l'altro, è una grossa bugia, quindi, ma sì, benvenuta!

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  2. sei veramente veramnte bravo, molto Kafchiano, hai un talento che devi coltivare

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