sabato 8 maggio 2010

Perfetti in ogni occasione!

sabato 8 maggio 2010 0
Come ogni sera, dopo cena, sedeva per rivedere dei conti, scrivere delle lettere e sbrigare altre faccende che non era riuscito a concludere durante il giorno. Faceva tardi, quasi sempre, ogni mattina il primo impegno era sempre prestissimo e non conosceva domenica già da un bel pezzo.

Questa crisi, mi distrugge! Diceva. Se solo fossi più capace. Se fossi più sicuro di me. Se non volessi fare tutto da solo. E così via in una sequela infinita di lamentose giustificazioni che si dava, tra sé e sé, prima di addormentarsi.

Era un uomo nervoso, con poca autostima e un atavico disagio sociale in contrasto con una spiccata voglia di socievolezza. L’uomo desidera più ardentemente ciò che difficilmente è capace di raggiungere, diceva a voce alta guardandosi allo specchio e non piacendosi per niente, ma difficile non significa impossibile, non è vero?

Spesso negli incontri di lavoro s’impappinava, era impacciato ed evitava di stringere la mano per via della sudorazione nervosa. Commerciava budelli per uso alimentare, da quelli per fare le salsicce a quelli sintetici dei colori più disparati per i semilavorati di formaggio. Faceva quasi tutto da sé. Non riusciva a dare ordini al suo unico dipendente, un ragazzo delle filippine che capiva poco l’italiano. Usava sempre frasi del tipo “Emh, scusa se te lo chiedo, ma io non riesco proprio a trovare il tempo, potresti caricare quegli scatoli sul furgone”, dare un ordine diretto era un ardire troppo grande per lui.

Quella sera arrivò a casa molto stanco e depresso, al lavoro si erano susseguite varie vicende che adesso gli tornavano in mente e gli provocavano un imbarazzo insopportabile. Alla consegna presso il caseificio Garrelli, la bellissima titolare della ditta era stata così carina con lui, sorridente e amichevole e lui s’era tutto imbarazzato. Proprio mentre lei lo invitava a prendere un caffè, se n’era andato via dicendo che aveva troppo da fare, che figura! Sicuramente l’avrà preso per un maleducato. Mentre scaricava gli scatoli per la Coop di viale Fassa un gruppo di magazzinieri parlottava e sa la rideva, lui in camicia e cravatta era tutto un bagno di sudore e non aveva trovato il coraggio di richiamarli per far scaricare loro la merce, come d’altra parte era previsto nell’accordo con il supermercato. Infine in ufficio, dato che aveva già, il più gentilmente possibile, chiesto al suo collaboratore di controllare i nuovi arrivi, non aveva avuto il coraggio di chiedergli di dare una pulita all’ufficio e così, anche se il filippino aveva finito da un pezzo, gli diede licenza di tornare a casa in anticipo e aveva fatto da sé le pulizie.

Quant’era stupido, un uomo senza spina dorsale, una nullità, uno scherzo della natura e via dicendo. Mentre si tormentava seduto in penombra sul suo divano, sudava. Era nervoso, cupo, sentiva caldo, si passava una mano sulla fronte, ma la inumidiva più quanto fosse già a causa del sudore smodato delle sue mani.

Che schifo, ti sudano le mani da fare schifo. Diceva. Erano umide. Dopo un po’ iniziò a notare delle goccioline tra i palmi delle mani. Andò a lavarsele, le asciugò per bene, ma non ebbe il tempo di uscire dal bagno che grondavano sudore. Le rilavò più volte, tenne in mano per un pezzo i ghiaccioli della borsa frigo, nel tentativo di convincere il suo corpo a smetterla. Niente. Camminava per casa gocciolando sudore. La sua camicia si inzuppò e levandosi la cravatta si accorse con stupore che era zuppa anche quella. Iniziò a spogliarsi. Si tolse una scarpa, era piena di sudore, dovette svuotarle nel lavandino. Sudava da tutte le parti, la testa, il collo, le gambe, il culo. Indossò l’accappatoio e s’asciugò per bene, finché tutti i centimetri quadrati della super assorbente spugna furono zuppi e l’accappatoio divenne pesantissimo e grondante di sudore anch’esso.Si guardò allo specchio e inorridì. Si stava prosciugando. Il suo viso paffuto quasi non c’era più e i suoi occhi sembrano voler venire fuori dalla orbite. Se non smetteva di sudare si sarebbe sciolto. Doveva trovare una soluzione.

Alle 8.30, come ogni mattina, il suo inserviente filippino si presentava al magazzino. Solitamente apriva lui perché il suo titolare era già in giro per le consegne, ma quella mattina trovò aperto. Entrò e vide un gran caos di scatoli sventrati e merce ovunque. I ladri! Pensò atterrito. Corse verso l’ufficio per telefonare al capo. Spalancò la porta e si precipitò dentro, ma si arrestò terrorizzato e cacciò fuori un urlettino da soprano spacca timpani! Il suo volto sgomento si contorceva in espressioni facciali a dir poco carnevalesche e i suoi occhi umidi e tremanti fissavano il suo capo che seduto in poltrona a sua volta lo guardava. Era diventato una enorme salsiccia irregolare, una sorta di bambolotto gigante.
Per evitare di sciogliersi, la notte prima era corso in magazzino e assemblando budello su budello aveva costruito intorno al suo corpo una pelle impermeabile. Adesso era un ammasso d’acqua dentro un budello per salsicce, ma la cosa, stranamente, lo divertiva non poco: lo slogan della ditta da adesso sarebbe stato più che appropriato!

“Budelli ilCyrano, perfetti in ogni occasione!”
 
ilcyrano